Tra il 21 maggio ed il 28 giugno al CERM sono nati sette pulcini, il numero più alto numero mai ottenuto in una sola stagione riproduttiva presso la struttura che, in Toscana meridionale, ospita il più grande stock di individui della specie in cattività al mondo.
Il bilancio numerico della stagione riproduttiva del CERM racconta di 13 uova deposte, otto delle quali sono risultate fertili e dalle quali sono nati sette pulcini, figli di quattro coppie di capovaccai ospitate nelle voliere del Centro. Un ottavo pulcino, purtroppo, è morto subito dopo la schiusa.
I numeri, però non raccontano del grande lavoro e della dedizione assoluta necessari per ottenere questo ottimo risultato: mesi di videosorveglianza delle coppie in voliera e di gestione delle incubatrici e dei corretti parametri di incubazione, costante sorveglianza ed assistenza nelle fasi di schiusa, impegno permanente nell’allevamento e nella cura dei pulcini.
Si tratta di attività impegnative che vengono svolte dal Direttore del CERM Guido Ceccolini con l’aiuto di Anna Cenerini.
La gestione della riproduzione del capovaccaio presenta numerose problematiche che sono comuni in tutte le strutture che ospitano coppie in cattività: partner che non si piacciono, partner che si azzuffano nel nido mettendo a rischio uova o pulcini, maschi aggressivi nei confronti delle compagne, femmine che tentano di mangiare le proprie uova o i propri pulcini. Tutti comportamenti anomali legati alla cattività che rendono la formazione di una coppia un evento infrequente e la produzione di uova e pulcini un risultato quasi eccezionale.
Per ottenerlo sono necessari la vigilanza costante delle coppie problematiche, il prelievo immediato delle uova dopo la deposizione, l’incubazione artificiale delle uova (che nei nidi vengono sostituite con uova “finte” perché le coppie o singoli individui continuino a covare), tecniche speciali per l’adozione dei pulcini da parte di padri biologici o di padri adottivi.
Inoltre, si devono adottare molte diverse soluzioni perché i pulcini ricevano il corretto imprinting sulla propria specie e non sull’uomo quali l’impiego di un burattino con le sembianze di testa e collo di un capovaccaio per alimentarli ed il camuffamento degli operatori che se ne prendono cura.
Si tenta, poi, l’adozione dei pulcini da parte di coppie affidabili o di maschi single entro i cinque giorni di età, oppure, se non si ha modo di trovare dei genitori adottivi, si sistemano in incubatrice e poi in apposite gabbie all’interno delle voliere, in modo che possano osservare da vicino individui di capovaccaio.
Tutto ciò per ottenere dei giovani correttamente che possano essere in tutto e per tutto adatti alla vista selvatica e, dunque, alla liberazione in natura.
Dei sette giovani che sono nati al CERM nel 2018 due vengono allevati da una coppia di capovaccai, tre sono allevati da due padri single e due vengono allevati dagli operatori all’interno di una voliera appositamente predisposta che ospita capovaccai adulti.